MAZZINI via Maria Mazzini
Alla madre di Giuseppe, al secolo Maria Giacinta Drago, andata moglie a 22 anni del prof. Giacomo Mazzini (da Chiavari, valente ed affermato medico; dal 1822 professore di anatomia e fisiologia dell’ateneo genovese; massone carbonaro ed indipendista), San Pier d’Arena volle dedicare una delle due costruzioni scolastiche erette ai lati di villa Scassi; nel 1914 fu oggetto anche di proposta di una via: fu indicata la strada antistante il nuovo ospedale allora in avanzata fase di costruzione; la proposta non venne accettata , e fu optato per ‘corso Roma’ ( corso O.Scassi).
Nata a Genova il 31.01.1774, seppur di agiata famiglia non ebbe una cultura scolastica profonda, come poi era uso per le donne a quei tempi. Ebbe un solo maschio Giuseppe ultimogenito (Pasolini dice terzogenito, e ‘vulgo Pippo’); e tre femmine: Rosa (fattasi suora nelle Turchine, morì giovanissima), Antonietta (che visse, sposata, fino a 83 anni), Francesca (amatissima dal fratello, anch’essa pronta di ingegno, che però morì 29enne).
Ovviamente l’affetto si concentrò sul maschio, precocemente sveglio d’ingegno, segno premonitore di un avvenire illimitato; ne assecondò servilmente gli ideali, non con tenera passione di madre ma con entusiasta ed ammirata fede. Lei era mèta di tutti i fedeli repubblicani, locali ed emigrati che cercavano rifugio e relazione in Liguria
Tutta la famiglia Mazzini era di severa fede giansenista . Ambedue i genitori di Giuseppe , fin da giovani avevano coltivato assieme e trasmesso ai figli la fede nei loro grandi principi : repubblicani , massonici ed anche che (sulla scia trionfale degli eserciti francesi portatori del messaggio di enormi mutamenti politico-religiosi-sociali) potesse sorgere un’Italia -se non una- ma almeno federativa e soprattutto libera . La signora Maria era l’elemento di forza della famiglia: e mentre poi nel tempo il marito, invecchiando annacquò i principi massonici e perdette gradatamente l’illusione giovanile, ella al contrario alimentò i propri ideali con tenace fermezza sia trasferendo nel figlio la possibilità di concretizzarli, sia mantenendo con lui costanti rapporti epistolari, incentivandolo, spronandolo, fornendogli materiale e denaro
(anche se la fede ideata e trasmessa da Giuseppe ,Dio e Popolo, era diversa dalla propria; ma -secondo lei- deviata per colpa delle persecuzioni poliziesche , del carcere e dell’esilio). Usava i giovani preti giansenisti per copiare libri utili al figlio in esilio, e quando il figlio le scrisse disperato (specie nel 1836 si ritrovò solo e sull’orlo del baratro apertogli dai primi clamorosi insuccessi), lei gli rispose “sei il prediletto da Dio... Dio ti assiste, la mamma è al tuo fianco, la vittoria e l’avvenire ti arrideranno :lascia gracchiare gli scettici, i pusilli, che non potranno mai ostacolare il cammino degli eletti del Signore...”, dandogli la certezza che credeva in lui ciecamente.
Rivide il figlio a Milano nel 1848, dopo 18 anni di esilio; ella si recò appositamente nella capitale lombarda, e vi rimase 20 giorni.
Morì il 10 ago.1852, mentre nella tarda mattina rincasava dalla chiesa di san Filippo Neri; fu colpita da una apoplessia fulminante mentre si apprestava a leggere una lettera di lui appena giunta : ebbe solo il tempo di esclamare “mê figgiu, mê figgiu!” .
I funerali riuscirono solenni e commoventi, accompagnata da una folla immensa e commossa composta da tutte le classi sociali anche di sacerdoti.
Fu sepolta a Staglieno, nel boschetto irregolare, vicino al figlio ed ai martiri della ‘Giovine Italia’ fucilati nel 1833.
Un suo busto – scolpito da Araldi Gian Battista- è stato posto nel 1956 nella piazza Corvetto, sotto al monumento del figlio.
DEDICATA
-Archivio Storico Comunale
-Genova , rivista municipale: 9/37.23 + 11/37.31 + 3/56.24
-Pasolini A.-Semmo da taera di Colombo-NEG.1990- pag. 19